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Il futuro dei tanti cimiteri aquilani legato alla cremazione dei morti

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I 20 cimiteri, che contano 75mila defunti, del comune dell’Aquila, compresi i due monumentali di Paganica e quello centrale aquilano, sconquassati dal sisma, saranno riparati secondo un piano presentato dal comune ed approvato dalla struttura tecnica di missione (Stm).

Una buona notizia per la città che cerca di rialzarsi, anche per tornare a rendere il dovuto antico culto ai propri morti.

L’impegno finanziario, come comunicato dal sindaco Cialente e dall’assessore Lisi, è di 9 miliardi di euro, ma non prevede però la costruzione della struttura (a suo tempo costruita e poi smantellata) per la cremazione delle salme, la cui realizzazione adeguerebbe il sistema cimiteriale aquilano a quello europeo, secondo le norme vigenti dello Stato italiano.

La legge 103/2001 impone, infatti, la costruzione di un forno crematorio (almeno uno per regione) e dà indicazioni per la dispersione delle ceneri dei defunti, annullando così la normativa del 20 marzo 1865.

Nel cimitero centrale monumentale nel 2015 scadranno le concessioni di circa 10mila loculi, per cui l’amministrazione civica si troverà dinanzi ad una inderogabile “rivoluzione” cimiteriale: dovrà infatti procedere alla “cremazione di tutti i resti mortali rimossi”, come dispone la legge vigente.

Tenuto conto di questa scadenza e dell’impossibilità di estendere l’area cimiteriale, la cremazione risulta essere la pratica più consona per il rispetto dovuto ai morti, secondo anche i dettami della Chiesa.

E per di più assicurerebbe un notevole introito all’amministrazione stessa, in quanto i comuni non hanno più l’obbligo – come in precedenza – dell’onere delle cremazione le cui spese si riverseranno sui cittadini.

Il momento, indubbiamente è eccezionale per via del terremoto. Tuttavia L’Aquila non dovrebbe mancare questo “traguardo di civiltà”, già largamente diffuso in diverse città del Centro-Nord.

LA STORIA

Il cimitero monumentale dell’Aquila fu istituito sei mesi dopo la legge 20 marzo 1865 (146 anni fa) che obbligava i comuni a dare “una tomba ad ogni cittadino”. Fu costruito sull’area, che era stata orto, annessa al convento degli Olivetani, ceduto allora, con la chiesa del Soccorso (sec. XVI), ai Frati Cappuccini che ne detengono ancora la custodia.

Si istituì la zona comune, tombe a terra come è segnato nel primo libro dei nomi dei defunti (che va dal 1865 al 1885), la prima salma ad essere sotterrata, alle ore 10,30 del 26 settembre 1865, fu quella di una donna, dal nome piuttosto significativo: Allegrezza Laglia.

Contestualmente si aprì la corsa alla costruzione delle cappelle monumentali (vere e proprie opere d’arte della felice stagione novecentesca), da parte delle famiglie gentilizie e borghesi, per cui oggi il cimitero conta una zona architettonica di particolare entità, sfortunatamente ferita dal sisma del 2009.

In esso, al momento, si contano 55 mila defunti, dei 75mila totali compresi nei 20 cimiteri del comune aquilano.  Oggi la concezione sulla tumulazione dei defunti è cambiata in ogni angolo d’Italia per via della sempre più diffusa cremazione.

A tal proposito l’allora cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, con una Sua “disposizione apostolica” spazzò in via definitiva ogni riserva dei cattolici sull’incerenimemto delle salme, stabilendo che: “la Chiesa accetta la cremazione se non è segno di disprezzo per la resurrezione”.




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